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Il Vescovo nella nostra scuola!

Riportiamo il testo dell’omelia di S.E. il Vescovo di Bergamo Monsignor Francesco Beschi

18 aprile 2023, Chiesa della Scuola San Giuseppe a Valbrembo.

Cari ragazze e ragazzi,

io non so se voi siete proprio contenti di vedermi, io sono veramente felice. Non è che io tante volte possa vedere così tanti ragazzi insieme, per cui per me è un grande regalo quello che mi state facendo. Ed è un regalo che si arricchisce poi dei vostri occhi, dei vostri sguardi, che si arricchisce delle vostre voci. Per me è un grande regalo e voglio ringraziarvi per questo dono che stamattina ricevo proprio da voi.
E poi questo dono si arricchisce ancora perché sono rimasto molto meravigliato da questo coro meraviglioso che ha cantato così bene questa canzone che io non conoscevo, che è la canzone che si ispira alla vita di San Leonardo Murialdo e che dice (ecco voi avete davanti il foglio): camminiamo noi nella gioia di chi crede che Dio ci ama.
Ecco, credo che questa sia un po’ una frase che dice come San Leonardo ha vissuto, con questa che è la gioia più grande: la mia mamma mi vuol bene, il mio papà mi vuole bene, la mia amica, il mio amico mi vuol bene, la mia maestra, il mio insegnante mi vogliono bene, i Padri mi vogliono bene. Ecco io mi auguro che voi alla fine possiate dire: Dio, Gesù mi vuole bene, uno può affrontare tutto nella vita.
Quando noi sentiamo che qualcuno ci vuole bene, addirittura che Dio ci vuol bene, noi possiamo affrontare tutto nella vita, quindi il mio augurio, la mia preghiera è che voi come San Leonardo possiate avere la certezza che Dio vi vuole bene. Allora non ci sarà niente nella vita che vi potrà spaventare.
E poi ancora questo canto molto bello dice: camminiamo noi per amare con le mani, con il cuore suo. Io nell’ascoltare questa frase ho pensato che il cuore ha le mani, ha le mani il cuore, e se non avesse le mani non potrebbe amare. Perché non basta dire io ti voglio bene, io ti amo, ecco occorrono le mani, le mani per aiutare, per accompagnare, le mani per perdonare, le mani, un cuore con le mani. Ecco, San Leonardo Murialdo aveva un cuore con le mani, che si sono rivolte soprattutto a prendere per mano tanti bambini, tanti ragazzi, alcuni di loro erano veramente poveri, non avevano una famiglia, e così lui con il cuore li ha presi per mano e li ha fatti diventare grandi.

Vi dirò alla fine come si diventa grandi e come San Leonardo ha fatto diventare grandi i bambini e poi ha affidato ai Padri di continuare la sua opera. Anche i Padri, voi adesso a Don Giuseppe e ai suoi confratelli andrete a vedere se il cuore ha le mani, tu Don Giuseppe dovrai far vedere che il tuo cuore ha le mani, come quello di San Leonardo.
Ma un’altra cosa, il cuore non ha soltanto le mani ma ha anche gli occhi. Qualcuno, forse tra i più grandi, dice: l’amore è cieco. No, no, non è vero! L’amore ci vede benissimo, anzi senza l’amore siamo ciechi.
Quando noi vogliamo bene, aiutiamo, ci perdoniamo, ci accompagniamo, il cuore ha due occhi luminosi come quelli vostri, bambini che mi state guardando. Il cuore ha gli occhi e vede molto bene, vede quello che chi non ha cuore non riesce a vedere. E San Leonardo e i Padri hanno un cuore con gli occhi.

Adesso vedo che siete molto bravi e allora vi racconto una piccola storia, è la storia di un bambino che andava a scuola come voi, non so se faceva la terza o la quarta, si chiamava Antonio ma tutti lo chiamavano Tonino.
Tonino era un bambino come tanti, come voi, lui andava a scuola però era più contento quando andava in vacanza, non so se succede anche a voi, però voi venite a scuola e siete molto contenti. Lui andava a scuola, era contento, però diceva: quando vengono le vacanze? Quando siamo a casa? Quando finalmente avrò il tempo tutto il giorno per giocare?
Ecco lui faceva tutti questi pensieri mentre era lì sul suo banco, seduto, la maestra davanti e faceva questi pensieri. Diceva, certo se io diventassi invisibile potrei fare tutto quello che voglio.

 


A un certo punto sente la maestra che dice: Tonino, Tonino, vieni qua! Dove è Tonino? Lui alza la mano e dice: sono qua.
Ma la maestra non lo vede, perché lui è diventato invisibile veramente. Quando si accorge di essere diventato invisibile dice: allora posso fare tutto quello che voglio! La prima cosa che ha fatto è una brutta cosa, è andato a tirare le trecce della sua compagna antipatica, le ha tirato le trecce. Quella però non sapeva, non si è accorta (oh lì, guarda che belle trecce, no tu sei simpatica, non ti avrebbe tirato le trecce) ma quella non vedeva, sentiva che tirava le trecce ma non vedeva chi gliele tirava: maestra, maestra! E la maestra: cosa succede?

Ad un certo punto tutti vedono che si spalanca la porta, non entra e non esce nessuno, perché Tonino aveva infilato la porta e aveva pensato: adesso vado a fare una bella passeggiata. E’ andato a fare una bella passeggiata e la prima cosa che ha fatto è passato davanti ad una bella pasticceria, dove passava tutte le mattine. E’ entrato in pasticceria e ha cominciato a prendere i pasticcini. Nessuno lo vedeva, vedevano i pasticcini volare e scomparire, era una cosa stranissima, ma cosa succede in questa pasticceria, dicevano, e lui intanto si mangiava tutte le paste.
Poi ha fatto un’altra cosa che non bisogna fare, ha preso il pullman e non ha pagato il biglietto. Nessuno lo vedeva ed è andato a sedersi in un posto. Poco dopo è salita una signora un po’ grassa ed è andata a sedersi nello stesso posto, perché non lo vedeva. Allora lui ha cominciato ad agitarsi perché c’era questa signora grassa che lo schiacciava, e la signora diceva: ma che sedili ci sono su questo pullman? Insomma è un po’ un’indecenza!
Allora Tonino è scappato al parco, c’erano tutti i giochi, e le persone vedevano la ruota, le scale che si muovevano, ma non vedevano nessuno, lui era invisibile. Alla fine quando arriva l’ora della fine della scuola, dice: adesso vado a scuola e racconto ai miei compagni tutto quello che ho fatto!
Va a scuola e ci sono i suoi amici, comincia a chiamarli ma nessuno lo vedeva, chiamava: Giovanni, Andrea, Francesca, Chiara! Nessuno gli rispondeva. Maestra! Ma lui era invisibile.

Pian piano è rimasto lì solo, nessuno lo vedeva. Allora cosa fa? Comincia a correre per andare a casa, solo che era passato un po’ di tempo, la sua mamma era sul balcone che lo aspettava, era un po’ preoccupata. Tonino dice: mamma, sono qui! Ma nemmeno la sua mamma lo vedeva.
E allora lui si è messo a piangere.

Prima era tutto contento, poi si è accorto che essere invisibile non è una bella cosa. Si è seduto sulla panchina, e ad un certo punto sente una voce che dice: bambino, perché piangi? Vede un nonnino che gli sorride. Tonino dice: ma tu allora mi vedi!

Certo che ti vedo, io ti vedo ogni mattina quando scendi tutto allegro per andare a scuola, sei tu che non mi vedi mai. Io sono qui tutte le mattine, ma passa tanta gente e non mi vede mai. Adesso perché ci vediamo? Perché il cuore ha gli occhi e vede quello che gli altri non vedono.
A quel punto Tonino sente la voce della mamma: Tonino cosa fai lì? Ti aspetto da un sacco di tempo, adesso vieni su e ti darò anche una bella sculacciata. E Tonino: sono felice, sono felice! (anche di prendere una bella sculacciata, perché la sua mamma finalmente l’aveva visto!).

Cari ragazzi, abbiamo cantato: il cuore ha le mani, perché altrimenti il cuore e l’amore sono solo belle parole.
Adesso voi siete qui con i vostri compagni: ti voglio bene! Sei mio amico! Bisogna che noi concretamente ci aiutiamo, ci accompagniamo, ci perdoniamo. Il cuore ha gli occhi, gli occhi per vedere. A volte anche noi diventiamo invisibili: nessuno mi guarda! Nessuno si interessa di me! Ma noi pensiamo: il nostro cuore può vedere perché ama.

San Leonardo e i Padri ci insegnano questa bella storia: chi ama vede quello che gli altri non vedono, e vede con amore.
Cari bambini, qui siete proprio dai più piccoli ai ragazzi, non dimenticate questa cosa: voi diventate grandi, continuate a diventare grandi, si diventa grandi non solo perché si cresce in statura, non solo perché si imparano tante cose, si diventa grandi perché diventa grande il nostro cuore , come è stato quello di San Leonardo, come quello dei Padri, come quello che sono sicuro imparate in questa scuola.

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